mercoledì 28 aprile 2010

Il Podologo dello Sport

Un’intensa attività sportiva influisce sullo stato di salute di articolazioni, ossa, muscoli e derma con effetti che incidono molto di più, ovviamente, rispetto a quelli che possono essere provocati su questi apparati da una vita sedentaria. La medicina dello sport in generale si occupa di prevenire e intervenire su patologie che possono essere causate dall’attività sportiva.

Fra gli specialisti che si occupano di questo particolare settore c’è anche il podologo dello sport. La scuola di specializzazione in podologia dello sport si trova presso l’università di Parigi Bobigny. Studiando una determinata attività sportiva, i movimenti che porta a compiere e l’influenza che ha sulle parti del corpo interessate, è possibile realizzare ortesi plantari preventive, e questo è fondamentale per la salute dell’atleta.

Inoltre il podologo dello sport segue lo sportivo durante tutta la sua attività, sia in fase di preparazione alla competizione, sia durante se si rendono necessari interventi urgenti, sia dopo, per curare eventuali disturbi che si sono manifestati durante la gara.

ESAME STABILOMETRICO

La stabilometria clinica è utilizzata per analizzare le oscillazioni del paziente in ortostatismo ed analizzare le strategie utilizzate dallo stesso per mantenere tale posizione (piedi a talloni ravvicinati, con angolo a 30°). Nell’ambito patologico questa indagine contribuisce: alla diagnosi dei disturbi dell’equilibrio (vestibolopatie periferiche o centrali, disturbi cerebellari, lesioni corticali, disturbi dell’apparato visivo, malattie osteo-muscolari); al monitoraggio delle terapie riabilitative e farmacologiche (come indagine non invasiva indicata per valutare l’influenza di alcuni farmaci con target sul SNC) ; alla valutazione medico-legale per stabilire l’effettiva autenticità di disturbi riferibili a colpi di frusta cervicali o ad altre cause.

L’analisi stabilometrica è anche valido mezzo di controllo nella terapia delle patologie che causano instabilità, indicando con estrema precisione alcuni fattori causali, come ad esempio la non corretta chiusura delle arcate dentali nelle cefalee muscolo-tensive e nei mal di schiena. L’esame è effettuato ad Occhi Aperti (OA) ed ad Occhi Chiusi (OC) mantenendo la posizione per 51,2 secondi in ciascuna delle due prove. E’ possibile inoltre effettuare dei test aggiuntivi in appoggio monopodalico (5 sec. OA ed OC). L’esame è effettuato anche a capo retroflesso per individuare problematiche di interferenza cervicale.

A seguito dell’esame bipodalico è misurata la posizione media del centro di gravità del corpo (circa 1 centimetro quadrato) e dei suoi piccoli movimenti attorno a tale punto, poiché lo stare in piedi immobile, richiede un lavoro di controllo delle oscillazioni entro limiti precisi e calcolabili. I valori hanno standard internazionali con indicatori specifici (I.B.P. Indice Bio Posturale®), riferiti a soggetti normali, sono di sussidio per una più agevole interpretazione dei dati. La variazione della posizione della proiezione del CdP (centro di pressione), che forma il cosiddetto “gomitolo dell’oscillazione”, è visualizzata in tempo reale.


L’ESAME BAROPODOMETRICO

Il baropodometro elettronico è un'apparecchiatura che permette di rilevare e visualizzare le pressioni plantari sia in statica che in dinamica. L’esame baropodometrico consente di individuare i punti di ipercarico e di ipocarico e di capire come i piedi trasmettono a terra i carichi dell'individuo che si sta esaminando. Il test può essere eseguito anche in movimento dando l'opportunità di verificare cosa succede camminando e come si sposta il peso del soggetto sui piedi.

L’esame baropodometrico è indicato sia per il bambino (piede piatto,cavo, ginocchio valgo, scoliosi), che per l'adulto con problemi di appoggio (metatarsalgie, talloniti, spina calcaneare) con problemi posturali ( mal di schiena, cervicalgie, coxalgie, pubalgie, vertigini , ecc.)oltre che in diabetici con problemi vascolari e negli sportivi ove i disturbi da sovraccarico sono molto frequenti. Il podologo dopo l’esame, elaborerà il plantare più idone rispetto al problema che si sta trattando, tenendo conto dell'età del soggetto, del peso, al tipo di sport che pratica, al tipo di attività giornaliera e naturalmente al tipo di dolore che il soggetto riferisce.

Salute dei piedi: le regole per non trascurarla

Si sottovaluta sempre di più l’importanza di curare i piedi e di utilizzare scarpe adeguate durante la giornata. È quanto viene fuori dal XXIII Congresso Nazionale di Podologia, che ha riunito podologi e medici generici per discutere sull’importanza della cura dei piedi. Il problema è forse sottovalutato ma, spiegano gli esperti, usi ed abusi di scarpe e calze non adatte possono provocare danni che vanno oltre la vescica o un temporaneo dolore.

Ecco quindi le regole d’oro per rispettare e curare la salute delle nostre ‘care estremità’: prima di tutto è necessario utilizzare scarpe che si adattano perfettamente al piede e non sottovalutare l’importanza di usare una calzatura che sia di buona qualità; per comprare la scarpa ideale è preferibile scegliere il pomeriggio inoltrato, quando il piede è affaticato e gonfio; altra regola di base è quella di evitare calzature strette e, nel caso in cui lo siano, evitare di stringerle troppo. Le altre preziose raccomandazioni riguardano, invece, la cura del piede: evitare di improvvisarsi medico e curare le callosità con metodi fai-da-te, non tagliare le unghie troppo corte e in obliquo e curare l’igiene quotidiana con un sapone neutro.

Per gli anziani, ma non solo, il consiglio è quello di camminare molto e di osservare quotidianamente lo stato di salute del piede sottoponendosi, periodicamente, a una visita podologica.
Sembrano regole ovvie, ma troppo spesso sottovalutate, con il risultato di dover fare i conti con disturbi fastidiosi: dolori e vesciche sono procurati dall’utilizzo continuo di scarpe scomode, dai tacchi vertiginosi o troppo bassi. In medio stat virus… e infatti bisognerebbe evitare di usare tutto il giorno scarpe alte, che obbligano il piede ad una postura innaturale, ma è anche sbagliato usare sempre scarpe da ginnastica che opprimono il piede e favoriscono la proliferazione di batteri.

Vesciche, calli e dolori sono, però, solo ‘il male minore’. Durante il Congresso hanno tenuto banco anche problemi molto seri: le amputazioni degli arti inferiori, ad esempio, sempre più diffuse soprattutto tra i pazienti più anziani e malati di diabete che si trascurano fino ad arrivare a situazioni-limite.

La disinformazione e la disattenzione dei genitori sono, invece, la causa dei problemi tra i più piccoli. Molto spesso i genitori permettono ai bambini di camminare a piedi nudi per casa, pensando di lasciare il bambino in totale libertà. Niente di più sbagliato: camminare a piedi nudi è consigliato solo sulla sabbia o sui prati; per il resto è preferibile utilizzare sempre e comunque scarpe comode, che permettano al bambino di muoversi in libertà ma senza rischi.

IL PIEDE CAVO

Il piede cavo è una deformità caratterizzata da una esagerata concavità dell’arcata plantare, conseguente prominenza dorsale e da un atteggiamento a griffe delle dita.

Si viene a creare così una torsione del piede astragalico sul piede calcaneare e conseguente varismo del retropiede.
E’una patologia molto diffusa, più del piede piatto; predilige il sesso femminile nel quale può manifestarsi anche precocemente.

Rispetto al piede piatto esistono numerose forme dove non sempre ricopre un ruolo fondamentale la torsione dell’elica podalica, anzi, il piede cavo-varo per definizione è piuttosto raro rispetto alle altre varianti.

IL PIEDE PIATTO

E’ un piede caratterizzato dall’appiattimento della volta plantare normalmente formata dalla forma e dal reciproco incastro delle ossa del piede, dalla maturità del tessuto connettivo costituente capsule e legamenti, e dal perfetto funzionamento di una serie di muscoli chiamati “ muscoli cavizzanti”.
Quando il bambino inizia a camminare, l’immaturita’ del tessuto connettivo e lo scarso sviluppo dei muscoli permettono un ampia escursione dei movimenti ammortizzanti del piede, con l’appiattimento della volta ad ogni passo.
Questo fenomeno iniziale non e’ un fenomeno di insufficienza ma un importante elemento di apprendimento.
La volta che si appiattisce permette infatti di toccare o di sfiorare il suolo ad una serie di elementi riflessogeni posti nella pianta del nostro piede, i quali inviano informazioni cosiddette propriocettive ai centri nervosi che a loro volta azionano per via riflessa spinale i muscoli deputati alla creazione e al mantenimento della volta informandoli della quantita’ e della forma che ad essa devono conferire.

Quando per cause ancora non perfettamente note si verifica un rallentamento o un inceppamento di questi meccanismi, per cui la volta plantare tarda ad assumere la sua forma e dimensione normale o non si forma affatto, ci troviamo allora di fronte ad un piede piatto.Il cardine di tale deformita’ è a livello del retropiede, costituito da due ossa calcagno e astragalo a contatto tra di loro per mezzo di un’articolazione chiamata sottoastragalica.

L’immaturita’ e la lassita’ dei legamenti fanno infatti si che l’astragalo, l’osso che raccorda tutto il piede allo scheletro della gamba, normalmente posto sopra al calcagno, scivoli verso il basso, in avanti e internamente, trascinando con se tutte le ossa ad esso connesse anteriormente, costringendo il calcagno a ruotare.

Questo movimento di rotazione interna del retropiede prende nome di pronazione.

La conseguenza clinica e’ la classica forma del tallone che risulta deviato verso l’interno , con l’asse della gamba a livello del malleolo tibiale debordante internamente fuori dalla zona di appoggio del piede.


La pronazione del retropiede ha ripercussioni anche sull’ avampiede.

La caduta dell’astragalo schiaccia infatti la testa del primo metatarso contro il pavimento, facendolo sollevare per reazione con il suolo, provocando una deformazione in extrarotazione di tutto l’avampiede che prende nome di supinazione.
La rotazione interna( pronazione) del retropiede e la successiva rotazione esterna (supinazione) dell’avampiede provocano un movimento elicoidale nel piede con la scomparsa della volta e la caratteristica caduta dell’arco longitudinale interno.

Trattamento conservativo nel piede piatto del bambino

Consiste in piccole regole di vita quotidiana suggerite dal medico ai genitori, ma soprattutto nella prescrizione di plantari specifici.
E’ fondamentale l’utilizzo del plantare corretto, prescritto da un ortopedico o da un podologo, frutto di un ragionamento biomeccanico preciso che dia inizio a un progetto terapeutico da seguire nel tempo adatto al caso specifico. Troppo spesso osserviamo bambini che indossano ortesi non idonee che addirittura ostacolano la correzione spontanea del piede.
Come abbiamo spiegato precedentemente il piede piatto e’ generato dal movimento anomalo di rotazione interna del retropiede costituito dal calcagno e dall’astragalo, al quale segue per reazione con il suolo la rotazione esterna dell’avampiede con il sollevamento del primo metatarso.
Scopo fondamentale del plantare sara’ quindi di correggere la pronazione del retropiede, sollevando e spingendo verso l’alto l’astragalo, e di permettere all’avampiede di ruotare internamente. Allo stesso tempo verranno stimolati alcuni muscoli plantari deputati al mantenimento della volta.

Ortesi Plantari

L’ortesi plantare è un dispositivo medico realizzato interamente su misura, su calco diretto del piede o impronta foto-podografica, che , in generale, deve rispondere a più necessità: da un lato deve correggere o compensare una problematica e dall’altra essere ben tollerata dal paziente risultando perciò leggera e soprattutto capace di migliorare la qualità della deambulazione.

Il plantare servirà fondamentalmente a :
Ottenere un’adeguata redistribuzione dei carichi e della forze che agiscono sul piede;
Scaricare alcuni distretti podalici dolenti
I materiali impiegati per la costruzione, vengono scelti tenendo conto dell' utilizzo e della patologia, per aver il miglior risultato funzionale e massimo comfort.
L’ortesi plantare verrà elaborata solo dopo un attento esame clinico del piede . Il podologo si avvarrà anche di alcuni esami diagnostici indispensabili quali per esempio l’esame baropodometrico elettronico e l’esame al podoscopio.

Il fabbricante o il responsabile dell'immissione in commercio di dispositivi su misura deve essere registrato presso Ministero della Salute come fabbricante di presidi medici su misura legittimamente operante in Italia presso il Dipartimento dell'innovazione Direzione Generale del farmaco e dei dispositivi medici, ai sensi del comma 6 bis, dell'art. 11 DLGS febbraio 1998, n.95.

Ortesi in Silicone

Le ortesi al silicone sono un presidio medico confezionato ad personam il quale scopo è quello di scaricare zone di conflitto dorsali, interdigitali, plantari o correggere le deviazioni assiali delle le dita del piede. Sono realizzate direttamente sul piede con dei materiali confortevoli dando sia sollievo alle ipercheratosi e ai tilomi dolenti (calli, duroni, occhi di pernice), sia una migliore postura podalica dato il corretto riposizionamento delle dita trattate. Attraverso le ortesi si ottiene quindi la remissione del dolore e allo stesso tempo un miglioramento della funzionalità di tutto il piede. L’ortesi in silicone verrà elaborata solo dopo un attento esame clinico

ONICOCRIPTOSI (Unghia incarnita)

L'unghia incarnita è una delle patologie ungueali più diffuse. Nel 90 % dei casi tale affezione colpisce il 1° dito. Essa è determinata dalla penetrazione dei bordi ungueali nei tessuti molli circostanti. I tessuti periungueali pertanto vanno incontro ad un processo infiammatorio che fa degenerare il quadro clinico.

Tra le cause più diffuse abbiamo:

Scorretto taglio dell’unghia;
Anomala convessità della lamina ungueale ( 60% dei casi).
I fattori scatenanti possono essere eterogenei e concomitanti:

Microtraumi derivanti da scarpe non idonee
Compressione derivante da calze troppo strette
Errato appoggio podalico ( Eccessiva pronazione avampiede )
Alluce valgo
Fattori come l’iperidrosi o cattive abitudini igieniche aggraveranno di certo il quadro clinico.
L'unghia incarnita è senz'altro da considerarsi una patologia minore, ma , a volte e soprattutto nelle persone anziane può diventare invalidante.

Tale patologia è da attensionarsi soprattutto nei pazienti diabetici.



TRATTAMENTO

Il trattamento podologico consiste nell’asportazione della spicula ungueale che evoca dolore e , quando necessario , soprattutto in presenza di anomala convessità, nella rieducazione dell’intera lamina unguale attraverso delle lamelle elastiche

Metodo rieducativo Barret Spange
Questo tipo di rieducazione ungueale è il più utilizzato, per diversi motivi: facilità di applicazione, indolore per il cliente, ottimi risultati sotto il profilo professionale.
Il metodo BS consiste nell’applicazione di lamelle plastificate elastiche e resistenti sulla base della lamina ungueale dell’Alluce. Il fissaggio della lamella avviene con del collagene anallergico, che riuslta essere molto resistente.
Naturalmente prima di applicare la lamella, la lamina viene preparata all’ancoraggio.
Questo tipo di rieducazione è valido per chi soffre di Unghia Incarnita, di convessità della lamina ungueale o per chi sviluppa ispessimenti cutanei a ridosso della lamina stessa.
La lamella sfutterà la funzione portante della zona dell’alluce nella deambulazione al fine di ampliare la larghezza della lamina stessa.

NEUROMA DI MORTON

E' una metatarsalgia che interessa più frequentemente il 3°- 4° spazio interdigitale, colpisce prevalentemente il sesso femminile. Inizialmente si manifesta con un dolore periodico diffuso alle teste metatarsali, con il tempo diventa costantemente presente durante la deambulazione. Si allevia togliendo la scarpa e massagiando l'area dolorante.

La causa di tale metatarsalgia è la compressione del nervo digitale plantare a livello delle teste metatarsali. Spesso il neuroma di Morton si sviluppa in presenza di alterazioni della biomeccanica del piede, quali piede cavo e/o alluce valgo, oppure viene scatenata dall' uso di calzature incongrue.

TRATTAMENTO CONSERVATIVO
Utilizzo di calzature a pianta larga Correzzione di squilibri dell'appoggio plantare con ortesi Infiltrazione di corticosteroidi


TRATTAMENTO CHIRURGICO
E' indicato quando il trattamento conservativo fallisce, consiste nell'asportazione chirurgica del neuroma. Abitualmente utilizziamo l'incisione dorsale al piede.Il recupero della deambulazione è rapido.

ALLUCE RIGIDO

Si parla di “alluce rigido” (A.R.) quando compaiono dolore, limitazione del movimento ed artrosi della 1° metatarso-falangea (MF1).
Fattore predisponente l’alluce rigido è solitamente un 1° raggio meccanicamente insufficiente con 1° metatarso elevato, e conseguente ipermobilità del 1° raggio in fase propulsiva, il che dà infine usura della 1° metatarso-falangea (MF1); ciò si verifica nelle cosiddette sindromi pronatorie, ossia nel piede piatto valgo.L’origine, più raramente, può essere anche traumatica, sia da microtrauma ripetuto (“Turf toe” o alluce del golfista, da tappeto erboso duro e scarpe morbide), sia da meccanismo traumatico anche acuto: iperestensione forzata della 1° M-F con piede in appoggio digitigrado, o addirittura una frattura articolare dell’alluce.
All’ artrosi si può associare un valgismo del 1° dito, ed avremo allora un alluce valgo-rigido, che si presenta talora precocemente anche in età giovanile.
In pratica si ha una sofferenza della cartilagine dei capi articolari della MF1, includente anche i sesamoidi, che nel tempo conduce ad una degenerazione artrosica della stessa.Ciò produce una progressiva perdita di movimento dell’alluce e dolore talvolta presente anche a riposo, associato a rossore e gonfiore articolare, specie nelle fasi iniziali.
Col passare del tempo il dolore all’alluce si può anche ridurre, in quanto il paziente più o meno consapevolmente tende a camminare sul bordo esterno del piede per ridurre il carico sull’alluce; ma tale supinazione dell’avampiede, unitamente alla ridotta funzionalità meccanica del 1° raggio, porta ben presto ad un sovraccarico dei metatarsi centrali, ossia alla metatarsalgia.
Distinguiamo pertanto l’Hallux limitus, in cui si ha limitazione dell’articolarità e dolore, ma senza degenerazione articolare, dall’Hallux rigidus, in cui è presente anche degenerazione artrosica. Segno radiografico dell’artrosi è la comparsa degli osteofiti, ossia protuberanze ossee periarticolari, che si sviluppano tipicamente in sede dorsale, per cui il paziente avverte al tatto una sporgenza anomala e dolorosa (“dorsal bunion”) in sede dorsale della MF1.

TERAPIA:
inizialmente possono essere utili FANS, plantari conformati, fisiocinesiterapia (laser, U.S., etc), cicli di mesoterapia antalgica.
Qualora la terapia incruenta non risolve il problema, bisogna ricorrere alla terapia chirurgica.

ALLUCE VALGO

Per “alluce valgo",si intende una deformità del 1° dito per cui lo stesso devia verso le altre dita del piede, giungendo nei casi più gravi a sovrapporsi al secondo e al terzo dito, con conseguenze estetiche, ma soprattutto funzionali invalidanti. A causa della lussazione dei sesamoidi (due ossicini che fungono da binari per l'articolazione dell'alluce) la deviazione laterale del primo dito provoca una borsite da sfregamento contro la scarpa, cioè un'infiammazione caratteristica e molto dolorosa detta familiarmente "cipolla". A lungo andare, lo squilibrio prodotto nell'assetto del piede dallo spostamento dell'alluce può portare a lesioni ossee e articolari, a callosità e ulcerazioni nella parte anteriore del piede tali da provocare un dolore cosi intenso da impedire l'uso di calzature o, nei casi più gravi, l'appoggio del piede. Inoltre, la deformazione progressiva del piede, oltre a generare dolori, determina un appoggio alterato che può avere ripercussioni serie su altre strutture, quali ginocchia, anche e colonna vertebrale".

Eziologia
Le cause dell'alluce valgo sono molteplici e non ancora del tutto chiarite. La principale sembra essere di tipo meccanico: un sovraccarico e instabilità della parte anteriore del piede che deriva da una curvatura ridotta della pianta (piede piatto). Altre cause possono risiedere in eventi traumatici non curati in modo adeguato, in fenomeni infiammatori, disturbi della postura, debolezza a livello dei muscoli e dei legamenti del piede.

TRATTAMENTO
"Si distinguono forme congenite che si manifestano in giovane età e forme acquisite che compaiono più avanti nel tempo, in modo caratteristico nelle donne con più di cinquant'anni, e che in genere sono dovute all'uso di scarpe a punta stretta e col tacco alto. Per questo, il primo provvedimento è il cambio di calzature: sono indicate quelle a pianta larga e con tacco basso, massimo tre o quattro centimetri, prive di cuciture con la tomaia molto morbida. "Se non basta ad alleviare il dolore si può ricorrere a plantari che avranno la funzione di evitare il sovraccarico della parte anteriore del piede. Se l’articolazione è ancora elastica , si provvederà ad elaborare una ortesi in silicone ad personam il cui scopo è di rallentare il processo di valgizzazione ed evitare così eventuali accavallamenti digitali. Per la borsite si consiglia l’uso di tutori che proteggono l’articolazione dorso-laterale dallo sfregamento con la scarpa. Nei casi più gravi, quando il dolore diventa insostenibile, non resta che ricorrere al bisturi".

Le Ipercheratosi

L'ipercheratosi è un ispessimento dello strato corneo (superficiale) della cute.

Possiamo differenziare l’percheratosi molle da quella dura.

L’ipercheratosi dura ha un aspetto vetroso, traslucido, giallo sporco ed a volte può presentare macchie nere e brune. È una massa sporgente di tessuto corneo degradante che si perde nei tessuti sani, su di una linea di demarcazione molto chiara. Possono esserci uno o più punti centrali. Si trova principalmente sulla faccia dorsale interfalangea o sotto le teste metatarsali.

L’ipercheratosi molle ha sede negli spazi interdigitali (tra un dito e l’altro). Sono molli per via delle ghiandole sebacee, il cui grasso le rammollisce dandole un aspetto biancastro. Possono esserci tessuti macerati, spugnosi, molto spessi e circondati da una parte molto spessa a forma di cerchio. È’ molto dolorosa.

Perché compaiono e come prevenirle?

Si formano la dove si vengono a creare zone di frizione o pressione continue a causa di scarpe di forma o misura non adatta al piede oppure per colpa di un appoggio non corretto. Diventano dolorose quando lo strato superficiale calloso comprime il derma, cioè lo strato più profondo della cute.
Per prevenire la comparsa di ipercheratosi è opportuno cambiare le scarpe (se sono troppo strette o di forma inadeguata al piede) o adottare plantari che migliorino l’appoggio del piede distribuendo più uniformemente i carichi.

LE VERRUCHE

Sono una infezione di tipo virale causate dal virus “Human Papilloma Virus”.
Il contagio si verifica, nella maggior parte dei casi, per contatto diretto, che deve avvenire però dove ci sia una soluzione di continuo della pelle.
Inoltre un'altra forma di contagio può avvenire attraverso le squame delle verruche che entrano in contatto con zone umide (bordi delle piscine, asciugamani etc.)

Fattori predisponenti all'infezione sono dovuti allo stato immunitario del soggetto che entra in contatto con il virus, è stato scoperto che il virus attacchi più facilmente persone in forte stato di stress, i bambini che soffrono di “dermatite atopica ” e i soggetti affetti da AIDS.

Dal momento del contagio il decorso è abbastanza lungo e tutto varia dalla capacità dell'organismo di difendersi dall'aggressione, di norma le verruche hanno un periodo di inoculazione che varia dai 2 ai 6 mesi, durante i quali si risconterà un piccolissimo puntino facilmente scambiabile con un'ipercheratosi , che nel corso del tempo potrà prendere dimensioni notevoli.

LE VERRUCHE PLANTARI
Vengono cosi' definite le verruche che si sviluppano alla pianta dei piedi, dove per effetto della continua compressione a cui sono sottoposte, tendono a svilupparsi in profondita'. Sono dolorose e coperte da un callo, al di sotto del quale la superficie delle verruche e' caratterizzata da piccoli punti rossi, dei capillari trombizzati. Esiste un tipo particolare di verruca dei piedi, molto grossa, che si chiama "verruca a mosaico" per il suo caratteristico aspetto. La terapia e' in genere piu' lunga e piu' difficoltosa.

TRATTAMENTO PODOLOGICO

Il trattamento podologico passa attraverso due fasi.
La prima consiste nell’asportazione con bisturi dello strato ipercheratosico.Dopo questa prima fase il paziente prova già grande sollievo.
. La seconda fase consiste nell’applicazione sulla verruca stessa di sostanze chimiche : acido salicidico o acido lattico in soluzione , in pomate o in cerotto idrogel a rilascio controllato. Il trattamento deve essere effettuato ogni sera.
Altro metodo per eliminare la verruca è attraverso la bruciatura che si attua attraverso la crioterapia, che avviene mediante l'azoto compresso, in bombole o in spray o attraverso una sonda.E’ una terapia del freddo che puo' arrivare fino a -150°. Il vantaggio della crioterapia e' che si esegue facilmente, non da' cicatrici perche' non distrugge i tessuti sani, non serve l'anestesia, il bruciore viene percepito soltanto all'atto dello scongelamento della verruca, ma dura molto poco. L'intervento si basa sul concetto che il freddo provoca la morte delle cellule, che contengono il virus. Occorrono spesso numerose applicazioni.

Alterazioni della Lamina Ungueale

Onicauxi è una semplice ipertrofia della lamina, cioè quando la lamina si ispessisce.

Onicogrifosi è una distrofia, che si associa alla onicauxi, ed iperplasia del letto ungueale. Presenta una ipercheratosi globale della lamina che è durissima, di colorito giallastro bruno, con una incurvatura a corno di ariete. L’accrescimento è irregolare, le cause possono essere ereditarie o dovute a turbe trofiche generali.

Brachionichia è una lamina molto corta, dove prevale la larghezza rispetto alla lunghezza, la distrofia può accompagnare un’accorciamento della falange.

Onicoatrofia è una lamina che presenta uno spessore ed una dimensione ridotta, soggetta a fessurazioni e sfaldamento. A volte si ha la scomparsa totale della lamina stessa.

L’Onicolisi è lo scollamento della lamina ungueale dal suo letto, inizia nel tratto più distale e procede in senso prossimale. Il processo può Arrivare fino alla matrice, l’onicolisi in questo caso è totale.Le cause possono essere turbe della pelle, circolatorie, dermatologiche, traumatiche ed infettive (batteri o micosi).

Onicomadesi è la caduta della lamina ungueale, è una affezione prevalentemente ereditaria, le cause possono essere traumatiche o da affezioni cutanee.

Anonichia è l’assenza più o meno completa della lamina ungueale. Può essere aplastica quando le unghie non si formano, o atrofica quando la lamina è ridotta alla semplice luna, ipercheratosica cioè costituita da uno strato più o meno spesso di pelle.

LE ONICOPATIE

Le onicopatie sono le alterazioni che possono colpire l'unghia in toto o parte di essa causandone alterazioni o la loro caduta.
Le onicopatie sono molteplici , ne riporteremo solo alcuni esempi:

Paronichia: Infiammazione dei tessuti molli circostanti i margini dell’unghia che può essere dovuta a infezione o a trauma. L’agente infettivo può essere batterico o fungino.

Linee di Beau: Le striature trasversali delle linee di Beau sono strie depresse larghe un millimetro che interessano trasversalmente la lamina e che si spostano verso il margine libero con la crescita dell'unghia.
Queste esprimono un danno funzionale temporaneo della matrice, stabilitosi in corso di malattie infettive o secondarie ad un trauma meccanico.

Onicogrifosi: alterazione dell’unghia che appare ispessita e incurvata

Onicomicosi: L’onicomicosi (o tinea unguium) è un’infezione, causata da funghi, che colpisce la lamina delle unghie
Le cause dell’onicomicosi
L’onicomicosi è causata da funghi, soprattutto dal Trichophyton Rubrum, dal Trichophyton interdigitale e dall’Epidermophyton Floccosum. In alcuni casi anche alcune muffe e la candida possono essere le cause scatenanti dell’onicomicosi.
Gli atleti sono piuttosto esporti all’onicomicosi ai piedi: le scarpe sono solitamente molto calde e sudate e questo costituisce un ambiente favorevole per la proliferazione del fungo.
Forme di onicomicosi
L’onicomicosi può manifestarsi in diversi modi:
- Onicomicosi subuenguale disto-laterale: l’unghia è opaca, più spessa sul margine e sotto cui si accumulano sedimenti giallastri.
- Onicomicosi totale distrofica: l’infezione interessa l’intera unghia, che si indebolisce e si deforma.
- Onicomicosi subuenguale prossimale: l’infezione, in questo caso, ha origine alla matrice, sotto l’unghia.
- Onicomicosi superficiale bianca: la superficie dell’unghia è biancastra.


Sintomi dell’onicomicosi
Fra i sintomi dell’onicomicosi sono riconoscibili lo sfaldamento dell’unghia, il suo ispessimento e il contemporaneo indebolimento. L’unghia diventa biancastra e può essere rilevata la presenza di detriti giallastri nella parte inferiore. Se l’onicomicosi è in fase avanzata, si possono accusare dolori alle unghie, perché cominciano a deformarsi.


Le cure
La cura dell’onicomicosi prevede l’assunzione di antimicotici, terapia che può anche essere protratta per molto tempo a causa delle possibili recidive.
Se il trattamento farmacologico si rivela inutile, a volte può essere necessario togliere l’unghia, per poi ripetere la terapia..

I GELONI

COSA SONO
Come dice lo stesso nome, i geloni sono lesioni della pelle caratterizzati da arrossamento associato o no a rigonfiamento della pelle causato quasi esclusivamente dal freddo che ritrovano alla base quale vera causa, eventuali disturbi circolatori soprattutto alla periferia, tant’è che coinvolti sono i piedi, le mani, il naso, le orecchie a volte anche i talloni. Poiché i geloni tendono a fessurizzarsi, aprendo la strada alle infezioni sovrapposte provocate da germi patogeni ne consegue che nella terapia dei geloni si dovrà tenere conto anche della possibilità che tali formazioni possano anche infettarsi.

COME SI CURANO
Per prima cosa occorrerà evitare che i geloni col tempo si riformino nella stessa sede dove hanno avuto precedentemente origine. Per evitare ciò, risulta utile la ginnastica muscolare che agevoli l’irrorazione sanguigna alla periferia. Così idonea è anche quella che viene definita ginnastica vascolare suggerita da alcuni dermatologi.

Tale tecnica consiste nell’immergere la zona colpita per una ventina di secondi in un bagno freddo e poi in uno caldo, ripetendo la procedura una ventina di volte. Anche il lavaggio delle lesioni colpite con olio tiepido può dare buoni risultati compresa la possibilità di rivolgersi a farmaci che inducano vasodilatazione periferica e vitamine a giudizio del medico. Tale vasodilatazione la si ottiene anche con dispositivi termici, con una vestizione che sia maggiormente coprente le zone colpite. L’uso di sostanze utilizzate topicamente quali creme e pomate a base di farmaci corticosteroidi, completano il tutto

http://www.podologiaclinica.it/

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